Schegge di mondi
I miei consigli di viaggio
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I miei consigli di viaggio
CONSIGLI DI VIAGGIO
LE MIE RISPOSTE AI DUBBI AMLETICI
I miei consigli sulle questioni che ci tormentano prima di partire
Viaggiare soli
Mi è capitato di viaggiare sia in compagnia che da solo. Avere un compagno affiatato di viaggio ti permette di condividere durante e dopo il viaggio i posti che vedi e le cose che capitano e questa è per me la cosa più bella del viaggiare con un’altra persona. Vi sono poi indubbi vantaggi pratici: in caso di necessità puoi contare sull’aiuto dell’altro, puoi dividere le spese etc….ed, infine, puoi godere dell’ottima compagnia dell’altro.
Ho tuttavia imparato che anche viaggiare da soli ha dei lati positivi e, personalmente, non lo vedo come un ripiego. E come me molti altri, visto che durante i miei viaggi incontro sempre moltissimi viaggiatori in solitaria, di entrambi i sessi.
Affrontare un viaggio da solo richiede una maggiore determinazione, consapevolezza e motivazione. Personalmente, se prendo un aereo da solo non è soltanto per farmi qualche settimana di vacanza, ma perché ho un forte interesse a conoscere il posto che ho scelto di visitare e le persone che lo abitano. Ma è anche un viaggio con me stesso alla ricerca di un’armonia tra il mio io e ciò che mi circonda.
MI è capitato di partire da solo in pace con me stesso o in momenti difficili della mia vita; nel secondo caso è stato sicuramente più difficile perché se non stai bene con stesso, i momenti di solitudine possono essere molto duri.
In questo caso però il viaggio da solo diventa terapeutico, nel senso che l’armonia con te stesso la puoi cercare e trovare proprio durante il viaggio. Prima di partire da solo mi dico sempre: non è importante come parto, ma come torno. E devo dire che sono sempre tornato più carico e felice di come sono partito.
Viaggiare da solo mi permette di concentrarmi maggiormente e assaporare meglio ciò che faccio e che vedo. Se sei in compagnia, la relazione con l’altra persona ti porterà spesso a distrarti, a parlare di persone o cose che fanno parte della tua vita quotidiana, ma che nulla hanno a che fare con quello che stai facendo in quel momento. Da solo, io noto particolari che diversamente probabilmente non vedrei, scatto delle foto che forse non farei, ma soprattutto entro in piena sintonia con il luogo dove mi trovo e assaporo e mi lascio emozionare da ciò che vedo o che faccio. Tutto ciò mi trasmette una sensazione di benessere e pace.
Questo vale non solo durante le visite di monumenti e attrazioni turistiche, ma in tanti momenti della quotidianità del viaggio: dai lunghi spostamenti sui mezzi locali ai pasti consumati da solo. So che molte persone provano una certa vergogna, al ristorante, nel farsi vedere dagli altri mentre si mangia da soli. Si teme che gli altri pensino, guarda quello sfigato che non ha nessuno. A me piace mangiare da solo e non mi sento sfigato: posso rilassarmi con soddisfazione, magari dopo una giornata faticosa, e assaporare con attenzione tutto ciò che mi viene servito e che, tornato a casa, non avrò più modo di mangiare.
Infine viaggiare da soli rende più predisposti alla conoscenza di altre persone, altri viaggiatori e persone del posto, che è sicuramente uno dei valori aggiunti di un viaggio.
In conclusione il consiglio che mi sento di dare è questo: se hai un interesse a visitare un paese e la sua gente, prendi un aereo e parti. Non importa se da solo o in compagnia; in ogni caso il tuo viaggio ti arricchirà
Zaino o trolley
Ogni volta che mi preparo per partire, mi tormenta sempre la stessa domanda: zaino o trolley?
L’argomento è molto dibattuto sul web e, navigando in rete, ho trovato una preferenza per lo zaino, nonostante il trolley sia indubbiamente più comodo per riporvi dentro vestiti e oggetti e per tirare fuori velocemente quello di cui hai bisogno senza tirare fuori tutto quello che ci sta sopra!
La mia allora è una voce un po’ fuori dal coro. Secondo me la scelta corretta dipende dalla destinazione; per quanto i riguarda la mia esperienza, io ho cominciato a viaggiare con lo zaino per poi passare quasi sempre al trolley.
Sicuramente l’idea del viaggiatore zaino in spalla ha il suo fascino, ma al di là dello zaino come status simbol, vediamo nel concreto le motivazioni dei pro zaino: in sintesi una migliore comodità negli spostamenti: sulle strade sconnesse, nei bus affollati nelle scale. Inoltre una maggiore libertà perché hai le mani libere per consultare cartine, smartphone e anche per scattare foto
Io concordo pienamente solo sul primo punto (meglio lo zaino se devi percorrere spesso strade sconnesse o, aggiungo io, particolarmente sporche). Sugli altri punti invece, non sono così daccordo:
se sei su un bus affollato, molto probabilmente dovrai sfilarti lo zaino mettendolo a terra tra le gambe per fare un po’ di spazio anche agli altri; il trolley cè l’hai già lì;
per quanto riguarda le scale, sulle scale mobili meglio il trolley: io lo appoggio a fianco o un gradino dietro di me senza alcuna fatica, mentre lo zaino lo tieni in spalla. Sulle scale normali è un po’ questione di tecnica: se il trolley è pesante o la scala molto ripida io per esempio sposto il trolley di un gradino e poi mi sposto io senza pesi. In casi estremi posso fermarmi un attimo e riposare, senza tenermi lo zaino in spalla nella pausa.
Ed è qui che secondo me negli spostamenti sta in generale il grande vantaggio del trolley rispetto allo zaino: durante qualunque tempo morto in cui sei fermo, non hai nessun peso sulle spalle: al semaforo rosso, mentre chiedi una informazione, bevi, ti riposi….
Vero che lo zaino puoi sempre sfilarlo e metterlo a terra: ma quanta fatica fai poi ogni volta per tirarlo su e rimetterlo in spalla? Tant’è che mi è capitato spesso di vedere viaggiatori fermi anche a lungo che continuavano a tenersi lo zaino in spalla.
Per quanto riguarda invece la maggiore libertà dello zaino nell’avere le mani libere io mi domando: ma chi è che scatta fotografie in movimento mentre cammina? E’ perché in vacanza dovrei consultare una mappa o lo smartphone in movimento senza fermarmi un attimo? Col trolley ogni volta che ti fermerai per fare una foto o per guardare una mappa, non avrai pesi; il tuo zaino invece sarà sempre lì sulle tue spalle.
Detto questo anche il trolley ovviamente ha i suoi limiti; se devi fare un trekking in montagna, zaino di sicuro; ma se i tuoi spostamenti con il bagaglio sono per lo più dalla stazione dei treni all’albergo, allora secondo me devi valutare dove vai: trasportare per lunghi tratti un trolley su strade sterrate o piene di buche può essere molto scomodo; allo stesso modo se trasporti un trolley su una strada polverosa o con pozzanghere di acqua o fango o ancora piena di escrementi animali insozzerai il tuo povero trolley che poi ti porterai in camera.
Per questo sostengo che la scelta dipenda molto dalla destinazione; personalmente, da quando ho cominciato a valutare l’opzione trolley come alternativa allo zaino, alla fine ho sempre scelto il trolley, tranne in India, dove in effetti la quantità di escrementi e sporcizia sulle strade mi ha indotto saggiamente a optare per il più romantico zaino in spalla. In altri paesi però, come ad esempio Thailandia, Nicaragua, Iran, Laos, Vietnam e Georgia, ho sempre scelto il trolley e, col senno di poi, ho fatto bene.
Pianificare il viaggio
Un viaggio autogestito comincia sicuramente ben prima di partire fisicamente, con la pianificazione del viaggio. E questo è già ti permette di immergerti mentalmente nell’atmosfera del viaggio.
Una buona guida e il web sono validi strumenti di aiuto.
Prima di pensare all’itinerario ti consiglio di consultare i siti governativi che forniscono informazioni ufficiali sul paese che vuoi visitare. Per l’Italia il sito di riferimento è HYPERLINK “http://www.viaggiaresicuri.it” www.viaggiaresicuri.it dove troverai informazioni sulle modalità di ingresso (visto, passaporto), sulla sicurezza, sulla situazione sanitaria e sulle eventuali zone da evitare.
Da prevedere anche una consulenza con l’ufficio vaccini per viaggi internazionali per poter valutare a ragion veduta profilassi o vaccini.
A questo punto puoi cominciare a progettare il tuo itinerario di viaggio.
Ci sono persone che partono completamente alla ventura, magari leggendo la guida in aereo e, a dire il vero, ho provato a farlo anche io. Mi sono però reso conto che se una volta nella vita vado in un paese e so già che, per ragioni di tempo, non potrò vedere e fare tutto, io preferisco progettarmi in anticipo un itinerario di massima in modo da ottimizzare gli spostamenti e da non dover poi tardivamente recriminare di essere andato alla ventura a nord scoprendo solo tardivamente che i posti che più mi interessavano erano a sud.
Per pianificare l’itinerario cerco di non farmi prendere dalla frenesia di toccare tutte le principali attrazioni turistiche segnalate dalla guida. Con il rischio di correre da una parte all’altra del paese facendo in ogni posto toccata e fuga.
Il valore che do al mio viaggio infatti non lo misuro da quanti siti turistici riesco a visitare, ma da quanto riesco a immergermi nell’atmosfera del paese; e questo lo raggiungo maggiormente proprio nelle zone meno turistiche.
Per questo motivo, di solito, pianifico un itinerario piuttosto compatto e, per quanto possibile, senza spostamenti infiniti da una parte all’altra del paese facendo toccata e fuga.
La fattibilità e i tempi di uno spostamento li valuto a priori consultando la guida e il web, stando attento a non farmi ingannare dalla vicinanza dei luoghi sulla mappa, considerato che a seconda dell’orografia del territorio e dallo stato delle strade i tempi di percorrenza di distanze sulla carta anche brevi possono essere molto lunghi.
In linea di massima programmo poi di fermarmi 3 notti in ogni luogo, in modo da avere il tempo di ambientarmi, visitare il posto e i suoi dintorni.
Cerco poi sempre di prevedere la sosta in almeno una località non turistica, per intenderci una di quelle che non sono menzionate dalle guide. Lì tutto si fa più difficile perché non ci sono turisti e spesso quasi nessuno parla inglese. Ma è proprio in questi posti che riesco a venire a contatto con la realtà più genuina del paese. Nei ristoranti non trovi i menù in inglese, a colazione recuperare un caffè può diventare un impresa e la musica che ti capita di ascoltare non è la stessa che senti a casa tua.
Una volta pianificato l’itinerario di massima, di solito mi limito poi a prenotare tramite il web solo le notti nella prima località di arrivo.
Le altre sistemazioni, che siano in albergo, ostello o guesthouse, le prenoto generalmente il giorno prima oppure la scelgo direttamente sul posto, se mi rendo conto che non ci sono problemi di overbooking e le strutture ricettive sono concentrate in un’area relativamente piccola.
Questo ovviamente per lasciarmi la libertà di variare come voglio l’itinerario previsto, fermandomi per esempio un giorno in più o in meno o per poter meglio gestire gli imprevisti.
In ogni caso, per quanta cura tu abbia messo nella scelta del tuo itinerario devi essere consapevole che il viaggio, per così dire, perfetto non esiste: troverai sempre sulla tua strada posti e cose che ti affascineranno e altre che ti deluderanno. Nulla però sarà da buttare via e tutto fa parte del gioco; perché secondo me non si viaggia per vedere cose belle, ma per vedere e conoscere delle cose.