Schegge di mondi
La mia Scheggia sulla Georgia
Georgia: Scheggia del Caucaso
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Georgia: Scheggia del Caucaso
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La mia Scheggia sulla Georgia
Georgia: Scheggia del Caucaso
Georgia: Scheggia del Caucaso
Alla scoperta di un tassello dell’incredibile mosaico del Caucaso. Un mosaico etnico, culturale, religioso, linguistico, artistico….in una cornice di paesaggio che spazia dalle spiagge del Mar Nero ai cinquemila metri del Caucaso Maggiore. Non un racconto di viaggio, ma un piccolo viaggio in Georgia.
Sfoglia la mia Scheggia sulla Georgia: una overview del paese sotto gli aspetti storici, geografici, culturali e altri ancora, in un percorso guidato dalle mie fotografie.
Una visione soggettiva, perché frutto della mia personale esperienza di viaggiatore.
Per chi desideri approfondire la conoscenza della Georgia prima di intraprendervi un viaggio o semplicemente per spirito di conoscenza.
GEORGIA: SCHEGGIA DEL CAUCASO
Tempo fa in Iran un ragazzo ungherese mi disse: vai in Georgia, troverai persone amichevoli come in Iran e in più montagne bellissime. Ed è stato da quel momento che ho cominciato a maturare il progetto di un viaggio in Georgia, proprio per trovare riscontro di queste affermazioni. Il progetto si è poi concretizzato nell’estate 2019 e ti do già subito la mia risposta, in base ovviamente alla mia esperienza di viaggio: per quanto riguarda l’essere amichevoli con i viaggiatori come gli iraniani (e gli iraniani sono davvero molto amichevoli e ospitali), direi di si se vai nelle zone non turistiche. C’è da dire comunque che io non parlo russo e loro non parlano inglese, quindi per me l’ostacolo della lingua è stato spesso insormontabile per una comunicazione che andasse oltre la la gestualità. Questa foto è stata scattata in uno dei bei momenti di socializzazione con i georgiani. Ero in un cimitero e mentre osservavo le lapidi, questi signori mi hanno visto e chiamato. Stavano commemorando un loro amico defunto stando insieme, mangiando, bevendo e facendo festa davanti la sua tomba. Mi hanno raccontato del loro amico e mi hanno offerto da bere e mangiare. Per quanto riguarda invece la bellezza del posto, direi assolutamente si: la Giorgia è bellissima, con una grande variabilità di paesaggio: attraversando questo piccolo paese si va dalle spiagge del Mar Nero ai 5000 m del Caucaso maggiore. Ma c’è di più: la piccola Georgia è un tassello del mosaico del Caucaso: un mosaico etnico, religioso, linguisitico, culturale, in un’area da sempre considerata strategica dal punto di vista geopolitico. Una porta verso l’oriente oppure, dall’altra parte, una porta verso l’occidente, con una cultura che risente dell’influenza di entrambi i poli. Un mito da sfatare è quello che vede la Georgia come un paese fuori mano, al di fuori delle rotte turistiche e un po’ per avventurieri; in realtà è poco frequentata dai turisti occidentali, ma è una località di villeggiatura gettonatissima soprattutto dei turisti russi ma non solo. Turismo sulla strada verso Kazbegi Le principali località di montagna, di mare e la capitale Tbilisi sono letteralmente prese d’assalto dai turisti, per cui ho dovuto faticare non poco per trovare la “vera Georgia”. L’immagine che segue vuole riassumere il percorso della mia scheggia. Gli argomenti della mia scheggia sulla Georgia Come vedi lo scopo non è parlare del mio viaggio, ma fare un piccolo viaggio in Georgia, andando a toccare diversi argomenti che spaziano dalla storia, alla geografia, all’attualità ed altro ancora. Si tratta della mia visione del paese frutto della mia personale esperienza di viaggio; una visione, quindi, soggettiva anche se integrata con le mie ricerche. Per comprendere la Georgia e la sua storia è necessario partire dalla geografia di questo paese e della sua collocazione nel contesto geopolitico. Cioè qui, nel Caucaso, quella striscia di terra dell’Eurasia tra il mar Nero e il mar Caspio. Per la sua particolare posizione la Georgia e più in generale il Caucaso, è sempre stata una terra di confine: tra oriente e occidente, tra cristianesimo e Islam e tra aree verdi e aree desertiche. Georgia, terra di confine – mappa esposta nel museo di Sighnagi ed è sempre stata un luogo di transito: si trova ad esempio sull’antica via della seta. Dal punto di vista fisico l’area è caratterizzata dalla presenza della catena montuosa del Caucaso, propaggine delle grandi catene montuose asiatiche. Le grandi catene montuose Asiatiche Più nel dettaglio la catena caucasica si divide in Caucaso Maggiore che attraversa il nord della Georgia e Caucaso Minore che attraversa il sud del paese. Le vette del Caucaso Maggiore sono le più alte, alcune superano i 5000 m e segnano il confine con la Federazione Russa. Questo è il monte Kazbek, che con i suoi 5047 m è una delle vette più alte della Georgia. Ad Ovest la Georgia è bagnata dal Mar Nero . A dispetto del nome, il mar nero può essere azzurrissimo come puoi ben vedere Il Mar Nero azzurrissimo di fronte la spiaggia di Batumi Nuotando mi sono accorto che l’acqua è molto meno salata di come sono abituato io nel Mediterraneo. E’ quasi dolce come un lago. Documentandomi ho scoperto che infatti il Mar Nero è caratterizzato dalla presenza di due strati di acqua, uno suerficiale piu dolce e uno, più profondo, salato. Dal punto di vista politico, la zona a nord del Caucaso maggiore (ciscaucasia) fa parte della federazione russa; mentre la zona a sud (transcaucasia) è divisa tra Georgia, Armenia e Azerbaijan Questo almeno a livello ufficiale, dove per ufficiale intendo ciò che la maggior parte dei governi riconoscono. Le cose in realtà sono piu complesse come vedremo in seguito. Partendo un po’ da lontano, i primi abitanti di un certo peso a mettere piede su questa terra sono stati quelli che hanno lasciato queste impronte. Impronte di dinosauro – Riserva naturale di Sataplia Sto parlando dei dinosauri che 70 milioni di anni fa popolavano l’area che oggi è diventata la riserva naturale di Sataplia (vicino Kutaisi). Plastico – Riserva naturale di Sataplia Molto tempo dopo l’estinzione dei dinosauri, le prime tracce che testinonaino la presenza dell’uomo sono state rinvenute vicino Tbilisi e sono datate 1,8 Mln di anni fa; si tratta delle più antiche dopo quelle rinvenute in Africa, a testimonianza della storia antichissima del Caucaso. Del resto anche dal punto di vista biblico la storia del Caucaso comincia in un tempo imprecisato, quando l’arca di Noè si fermò sul monte Ararat, nell’odierna Turchia orientale, vicino all’attuale confine con l’Armenia. Facendo un balzo in avanti, in epoca classica circa 500 anni prima di Cristo, l’attuale Georgia era principalmente divisa tra due regni: la Colchide ad ovest e l’Iberia ad est. Nella Colchide si insediarono colonie greche. Insisto su questo aspetto perché alcuni miti greci sono ambientati proprio in questo lembo di terra. Nella Colchide Zeus imprigionò Prometeo reo di aver rubato agli dei il fuoco per donarlo agli uomini. E ancora nella Colchide è ambientato il mito di Giasone che con l’aiuto degli Argonauti si impossessò del vello d’oro che, per inciso, altro non è che una pelle di pecora. Il mito del vello d’oro trae origine da una tradizione delle zone montuose dello Svaneti dove la gente cercava l’oro stendendo tra le rocce delle pelli di pecora su cui si depositavano particelle d’oro trasportate dall’acqua. Giasone e il vello d’oro – Louvre Giasone risalì con la nave Argo l’odierno fiume l’odierno Rioni le cui acque bagnano Kutaisi, per giungere poi proprio a Kutaisi dove venne ricevuto dal re della Colchide. Sulle orme di Giasone: il fiume Rioni a Kutaisi Oggi il mito di Giasone e gli Argonauti, manco a dirlo, ha ispirato il nome della birra nazionale Argo! Correndo ancora avanti nella storia, intorno al 300 d.C la Georgia abbracciò il cristianesimo e fu il secondo stato a farlo dopo la vicina Armenia. Invece, la prima volta che si creò un’unità territoriale georgiana fu in epoca medievale (tra il 1000 e il 1200). Questo fu il periodo di massimo splendore della storia georgiana. Proprio in questo periodo fu fatto costruire il monastero di Vardzia che oggi costituisce una delle attrazioni della Georgia. Si tratta di una città monastero scavata in una parete rocciosa dove vennero ricavate la Chiesa e le abitazioni che ospitarono fino a 2000 monaci. Il monastero di Vardzia, una città scavata nella roccia Vardzia divenne il baluardo per resistere alle invasioni dei mongoli e rappresentò il confine orinentale della cristianità, E’ impressionante addentrarsi nei cunicoli, visitare le abitazioni che sono vere e proprie grotte e poi imbattersi nel nel monastero. Uno dei tanti cunicoli di Vardzia Quella che viene ricordata dai georgiani come l’epoca d’oro finì bruscamente nel 1300 con l’invasione dei Mongoli. Vardzia fu saccheggiata due secoli dopo dai persiani. Da lì in avanti la Georgia si ritrovò smembrata in piccoli e deboli principati che caddero sotto il controllo dei turchi e dei persiani. La riunificazione dei territori georgiani si ebbe verso la fine del 1700 con l’arrivo dei russi che furono in realtà accolti pacificamente perché offrivano protezione contro i nemici musulmani. In sostanza i vari principati della Georgia cristiana scelsero di finire sotto il controllo dei russi cristiani pur di affrancarsi dai musulmani. Subito dopo la rivoluzione russa, la Georgia ottenne per un breve periodo l’indipendenza, ma poco dopo venne invasa dall’armata russa. I comunisti ridisegnarono la mappa politica del Caucaso definendo i confini di 3 stati: Georgia Armenia e Azerbaijan, tutti conglobati nell’Unione Sovietica. E fu proprio la Georgia a fornire alla causa del comunismo uno dei principali attori dell’epoca: Josif Stalin, nato a Gori, a un’oretta di macchina da Tbilisi. Subito dopo il crollo del comunismo si ebbero in Georgia forti spinte indipendendiste. Nel 1989 una manifestazione per l’indipendenza davanti al parlamento venne stroncata nel sangue dall’esercito sovietico. Furono uccise 19 persone. Il palazzo del Parlamento a Tbilisi Sul pavimento di fronte l’ingresso nel palazzo, figurano oggi queste mattonelle di vetro disposte irregolarmente a ricordo proprio di quei corpi rimasti a terra. Mattonelle di vetro in ricordo delle vittime Dopo quel giorno la Georgia proclamò l’indipendenza e nel paese si scatenò il caos che si cercò di sedare mettendo a capo del paese il georgiano Edward Shevarnadze, l’ex ministro degli esteri sovietico dell’era Gorbaciov. In quegli anni da un lato la Georgia lottava per la propria indipendenza, ma dall’altro in due regioni del paese, Abkatia e Ossezia del sud si svilupparono spinte separatiste che portarono nei primi anni ‘90 alla cruenta scissione di queste due regioni. Shevarnadze non riuscì a riportare stabilità nel paese dove invece andavano dilagando criminalità e corruzione. Nel 2003 il malcontento generalizzato sfociò in quella che è passata alla storia come la “Rivoluzione delle rose” perché i manifestanti sotto la guida del leader dell’opposizione, il 36-enne Saakashvili, occuparono pacificamente il parlamento e Shevarnadze si dimise. Prese così il potere Saakashvili che trionfò alle elezioni presidenziali del 2004 e che guidò il paese con una politica marcatamente antirussa e filo occidentale. Cercò di contrastare la dilagante corruzione imponendo un sistema giudiziario “draconiano” per cui era praticamente impossibile uscire da un processo con l’assoluzione. Io non ho ovviamente competenze per esprimere un giudizio sull’operato di Saakashvili, ma per quel che ho visto posso dire che è stato sicuramente un modernizzatore, almeno dal punto di vista urbanistico: questo è il ponte della pace da lui voluto nel cuore del centro storico di Tbilisi Il ponte della pace di Tbilisi Progettato dall’architetto italiano De Lucchi, simboleggia il passaggio dall’antico al moderno e infatti collega il cuore storico di Tbilisi con il quartiere moderno. E questa è Batumi, la località turistica balneare sul Mar Nero che Saakashvili ha voluto creare affidandosi ancora all’architetto italiano. L’era di Saakashvili finì nel 2012 quando libere elezioni portarono al potere l’uomo più ricco della Georgia, il miliardario georgiano Ivanishvili. Un tassello nel mosaico del Caucaso Cos’è la georgia oggi? Quello che è sempre stato….un tassello nel complesso mosaico del Caucaso. Ed è proprio il tema del mosaico che ha ispirato il titolo e la foto di copertina della mia scheggia che ritrae un’opera di Levian Mosiashvili, pittore contemporaneo georgiano Levian Mosiashvili – Red night in spring town – Museo di Sighnagi Un mosaico etnico, linguistico,religioso, e politico. Vediamolo. Dal punto di vista etnico, nel Caucaso meridionale (transcaucasia) di cui fa parte la Georgia, si mischiano tre etnie principali: georgiana, armena, azera che costituiscono il 90% della popolazione della Transaucasia. Ad ognuna di queste etnie, oggi corrisponde uno stato nazionale, cioè la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian. Allo stesso tempo però in Georgia coabitano Georgiani, Armeni e Azeri. Inoltre dietro queste etnie prevalenti si nascondono oltre 50 gruppi etnici minoritari che danno origine ad una babele linguistica. Le lingue parlate nel Caucaso infatti appartengono a 3 differenti gruppi: indoeuropee come il russo , altaiche (turco mongole) come l’azero e infine lingue caucasiche come il georgiano. La famiglia delle lingue caucasiche ha fondamento solo su base geografica…cioè vi appartengono quelle lingue, come il georgiano, che si parlano solo nel Caucaso anche se non sono imparentate tra loro. Per darti l’idea di questa enorme variabilità, considera che nella quasi totalità dell’Europa e in parte dell’Asia, un’area quindi immensa rispetto al piccolo Caucaso, si parlano lingue appartenenti al solo ceppo indoeuropeo. Analoga situazione per la scrittura: ad esempio questo è il Georgiano, di origine antichissima, che non centra nulla con il cirillico della confinante russia. Dal punto di vista dell’appartenza religiosa, l’area si divide tra cristiani ortodossi (russi, georgiani), cristiani armeni e musulmani (azeri). La situazione è complicata anche dal punto di vista della geografia politica. Nel Caucaso vi sono oggi infatti delle nazioni che storicamente sono esistite solo in certi periodi, o addirittura non sono mai esitite, come l’Azerbaijan che è nato come stato nazionale solo nel corso del ‘900. Il mosaico politico del Caucaso Vi sono poi stati di fatto, ma che ufficialmente non lo sono perchè non sono riconsciuti quasi da nessuno: mi riferisco all’Abcazia e all’Ossezia del sud che si sono separate dalla Georgia e al Nagorno Karaback, area a maggioranza armena in territorio Azero, che si è autoproclamato indipendente. E, infine, vi sono stati che oggi non sono stati, mi riferisco in particolare alle repubbliche della Ciscaucasia come ad esempio il Dagestan, la Cecenia, Inguscezia e l’Ossezia del Nord, inglobate nella federazione russa. E’ attualità che questa pluralità etnica e culturale ha innescato dei conflitti che, in Georgia per esempio, hanno portato alla cruenta separarazione dell’Abkazia e dell’Ossezia del Sud. Negli anni ‘90, durante la guerra separatista, gli Abkati fecero una pulizia etnica della popolazione di etnia georgiana che viveva nell’area. Una ragazza georgiana mi ha raccontato che i suoi genitori che vivevano in Abkazia sono dovuti scappare con la madre incinta di lei. Per ciò che è capitato incolpa la Russia. Di questa situazione viene in effetti incolpata la Russia che protegge e sostiene le regioni separatiste. E infatti i rapporti politici tra Georgia e Russia sono oggi molto tesi. Non è raro incontrare cartelli come questi che accusano la Russia di occupare il 20 per cento del territorio georgiano con implicito riferimento al controllo che la Russia esercita su Abkatia e Ossetia del Sud Un cartello di protesta contro la Russia Durante il mio viaggio in Georgia si sono verificati degli scontri davanti al parlamento, di cui si sono occupati anche i media occidentali. Ad innescare i disordini è stato l’aver permesso ad un rappresentnte della Russia di tenere un discorso in lingua russa al parlamento di Tbilisi seduto nel posto riservato al presidente del parlamento. Nei giorni successivi, di fronte al parlamento ho visto le tende di contestatori che ancora presidiavano il palazzo. Tende dei contestatori di fronte al parlamento Questa foto mostra un comizio di protesta contro la Russia in cui mi sono imbattuto a Kutaisi. Come vedi la folla non è oceanica eppure siamo pochissimi gioni dopo gli scontri di Tblisi e per di più nella piazza centrale della seconda città della Georgia! Questo è uno degli elementi che mi ha indotto a pensare che l’astio verso la Russia che ha sostenuto le rivendicazioni etniche delle regioni separatiste non sia oggi poi così radicacato nel popolo georgiano. Un altro altro elemento è la folla, quella si oceanica, di turisti russi che vengono a passare le vacanze in Georgia, portando fiumi di rubli. Girando in lungo e in largo per la Georgia non ho mai percepito alcuna tensione verso questi turisti che anzi sono molto ben accetti e i georgiani si rivolgono a loro senza problemi in russo. Persino la ragazza georgiana con cui ho parlato, figlia di profughi Abkati, mi ha spiegato che i russi, come popolo, sono bravi, che sono ben accetti in Georgia e che i georgiani non hanno assolutamente nulla contro di loro . Ce l’hanno invece con il governo russo per le sue politiche imperialiste. Nulla a che vedere, per fare un esempio, con quello che ho percepito nei mei vaggi in Iran, dove l’astio degli iraniani verso l’Arabia Saudita non riguarda solo il governo, ma l’ho sentito profondamente radicato nella popolazione. (Provate a chiedere ad un iraniano cosa pensa dei sauditi) E infatti, ti sembrerà strano, ma le tensioni etniche nel Caucaso sono relativamente recenti. Questa è Akhaltsikhe, nel sud ovest della Georgia, un’area dove vive una numerosa comunità armena che oggi vorrebbe staccarsi dalla Georgia per unirsi all’Armenia. Sono voluto andare ad Akhaltsikhe perché, oltre ad essere fuori dalle principali rotte turistiche, in passato è stata simbolo di convivenza pacifica tra diverse etnie e religioni. Il castello di Rabati, che domina la cittadina e oggi completamente rimesso a nuovo, offriva protezione a georgiani, armeni, azeri, turchi, ebrei, greci e russi. Il Castello di Rabati, simbolo di tolleranza Ed ospitava luoghi di culto di tutte le religioni. Moschea nel castello di Rabati Storicamente il castello di Rabati non rappresenta una eccezione: per fare degli esempi, armeni e azeri, che oggi sono in profondo conflitto, hanno convissuto per secoli senza tensioni di carattere etnico; e conflitti di natura etnica erano assenti anche tra Georgiani e Abkati. I conflitti c’erano ma non erano motivati da questioni etniche. Nel Caucaso le tensioni etniche cominciarono solo in epoca sovietica, quando i comunisti per garantirsi il controllo della regione adottarono la politica del divide et impera. Ad esempio Stalin nel ridisegnare la mappa politica del Caucaso assegnò il Nagorno Karaback agli azeri nonostante la popolazione fosse armena per oltre il 90 %. Dopo la caduta del comunismo, invece, la Russia ha cercato di fomentare i conflitti etnici in Transaucasia per mantenerne il controllo. Dalle mie ricerche è emersa la tesi per cui il mantenimento di una sfera di influenza nella Transaucasia è necessario alla Russia per poter mantenere stabilità nella Ciscaucasia. E di fronte a tutto ciò come si è comportato l’occidente? Inizialmente ha lasciato fare. Poi, dopo il ‘94, quando si è compreso che la Russia andava ricostituendo la sua influenza, si è valutata la posizione strategica della Georgia in chiave antirussa: si è cioè capito che una Georgia stabile e filoccidentale sarebbe stata un territorio ideale per il trasferimento delle risorse petrolifere dall’Azerbaijan verso la Turchia e l’Europa evitando il passaggio dalla Russia; sottraendo così alla Russia il controllo totale delle forniture di gas e petrolio provenienti dall’Asia centrale e destinate all’europa. Da qui il successivo appoggio americano alla Rivoluzione delle Rose di Sakhasvhili E infatti nel 2006 è stato inaugurato l’oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan (BTC), che dall’Azerbaigian raggiunge il Mediterraneo passando per la Georgia e bypassando la Russia, creando così una alternativa al preesistente oleodotto Baku–Novorossiysk che invece transita per la Russia. Il percorso dell’oleodotto BTC A questa opera Mosca si è fermamente opposta. E allora in estrema sintesi cosa è successo in Georgia nel recente passato? Da un lato la Russia ha cercato di mantenere la sua sfera di influenza nella zona fomentando le tensioni e sostenendo le regioni separatiste. Dall’altro anche l’occidente si è interessato alla zona per garantirsi l’approvvigionamento del petrolio e la sicurezza energetica sfruttando il corridoio georgiano in chiave antirussa. In questo scontro tra potenze direi che la Georgia ha fatto la sua scelta, almeno a giudicare dal numero di bandiere dell’Europa che sorgono a fianco di quella georgiana. Bandiere georgiana e UE sventolano spesso insieme. La Georgia vorrebbe infatti entrare in Europa. Al momento però questo desiderio deve fare i conti con una economia che dipende molto dallo scambio con la Russia. Per darti l’idea, questi sono i TIR in attesa di attraversare il confine con la Russia. TIR in attesa di attraversare il confine con la Russia dal passo di Darial (kazbegi) Inoltre bisogna ricordare che la Georgia dipende in parte dal turismo russo e, per di più, non c’è quasi nessuno che parli inglese, mentre il russo è parlato da tutti. Religione I georgiani sono cristiani ortodossi e la Georgia è stata uno dei primi stati che si convertì al cristianesimo, per opera di Santa Nino. Il santo patrono della Georgia è però San Giorgio, che viene ricordato soprattutto per la leggenda di San Giorgio e il Drago. La scena dell’uccisione del drago è ricorrente nelle iconografie delle chiese e nei monumenti. Una delle tante rappresentazioni della leggenda di San Giorgio e il drago Le chiese ortodosse sono suggestive perché spesso sorgono in posti spettacolari Il tranquillo monastero di Sapara immerso nel verde – Akhaltsikhe e in alcune di esse si sono conservati dei bellissimi affreschi medievali Affresco nel Monastero di Gelati – Kutaisi La Chiesa ortodossa georgiana è una chiesa autocefala, cioè ortodossa si… ma indipendente dalle altre Chiese ortodosse come quella greca o russa; e diversa ancora dalla Chiesa Apostolica Armena. La maggior parte dei georgiani sono credenti e praticanti. La Chiesa georgiana ha vissuto un periodo difficile durante l’epoca sovietica, ma dopo il crollo del comunismo ha ripreso vigore e proprio In epoca postsovietica a Tbilisi è stata costruita la cattedrale di Tsminda Sameba, (Santissima Trinità), la più grande della Georgia, in una posizione tale da dominare la vista sia di giorno che di notte. L’imponente Cattedrale di Tsminda Sameba a Tbilisi Trattasi di una Chiesa conservatrice che difende la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio e si scaglia con vigore contro deviazioni da questo canone, come l’omosessualità. In Georgia vi è poi una cospicua minoranza armena, che si riconosce nella Chiesa Apostolica Armena e una minoranza azera musulmana. Le donne in Georgia In accordo con la tradizione georgiana, le donne sono votate al matrimonio e alla maternità; si sposano molto giovani; ho visto tante ragazze giovanissime con bambini al seguito. Per entrare in Chiesa alle donne viene richiesto di indossare il velo e la gonna lunga. Secondo le ricerche che ho effettuato, nella società georgiana le donne devono arrivare al matrimonio illibate mentre per l’uomo è spesso la stessa famiglia che induce il maschio a perdere la verginità in un bordello. Il tradimento da parte dell’uomo è accettato perché viene riconosciuto come risposta ad un bisogno naturale. mentre quello della donna no. Molto diffusa è la violenza tra le mura domestiche che però rimane per lo più impunita perché la polizia per tradizione non si intromette nelle vicende famigliari. Il divorzio è ammesso, ma per la donna è visto come una vergogna, mentre l’uomo può separarsi senza problemi di onore. Le due principali città della Georgia sono la capitale Tbilisi e Kutaisi. Ecco Tbilisi vista da una delle due alture che la contengono. Oltre alla Chiesa armena in primo piano, spicca la cattedrale di Tsminda Sameba; queste opere contrastano con il Ponte della pace e con le due proboscidi che sono un centro congressi progettato dall’architetto italiano Fuska. La zona centrale di Tbilisi, è bellissima e vale siuramente la pena andarla a visitare. Questa è sempre Tbilisi, ma a tre fermate di metro dal centro. Baracche nella periferia di Tbilisi Ciò che a Tbilisi spicca, non è solo la contraddizione tra la sontuosità del centro e la povertà di alcune periferie, ma anche il sovrapporsi di stili che vanno dal tradizonale, ai casermoni sovietici, al moderno più audace. Ad esempio, proprio vicinissimo all’edificio tradizionale della Chiesa Armena, sorge quest’altro edificio, parte del complesso che ospita le terme sulfuree, che riprende decisamente lo stile persiano se non ci credi, guarda questa foto che ho scattato a Isfahan nella vicina Persia, cioè l’Iran Di Kutaisi voglio mostrare il punto di riferimento del centro cittadino: la spendida fontana della Colchide ornata con riproduzioni ingigantite di gioielli dell’antica Colchide risalenti fino a oltre 4000 anni fa e rinvenuti in scavi archeologici. La fontana della Colchide – Kutaisi A proposito di diversità di stili, ecco ancora questo questo porticato in stile neoclassico proprio davanti alla fontana della Colchide. Porticato in stile neoclassico a Kutaisi Nelle zone di montagna ovviamente gli scenari urbani cambiano. Molto particolari sono le numerose torri difensive erette nello Svaneti, nel Caucaso maggiore, oggi meta di splendidi trekking. Sembra che ogni casa abbia la sua torre. Le numerose Torri Svan a Mestia – Svaneti Il centro principale dello Svaneti è la cittadina di Mestia che ormai è talmente turisitica da assomigliare a una nostra località di villeggiatura sulle alpi. Se vuoi vedere invece un villaggio Svan ancora autentico, vai a Usghuli, a 50 km da Mestia (un’ora e mezza di fuoristrada). L’autentico villaggio Svan di Usghuli – Svaneti Infine ci sono le campagne, io ho visto quelle del Caucaso Minore, dove sorgono piccoli villaggi come questo. Il piccolo villaggio Tskruti nel Caucaso Minore spesso divisi tra loro da strade di campagna che passano in mezzo al nulla. E’ in posti come questo, completamente fuori dal circuito turistico, che ho scoperto la Georgia più autentica, il calore e l’ospitalità dei georgiani. La specialità nazionale georgiana è il khachapuri che è una specie di focaccia ripiena di formaggio. Un vero tormentone visto che viene servito ovunque: nei ristoranti, nelle panetterie e persino a colazione. Il khachapuri onnipresente nelle panetterie Nella preparazione di questa specialità ci sono diverse varianti a seconda delle aree del paese. Possono differire per il tipo di formaggio che viene utilizzato: nel khachapuri acharuli viene messo sopra un uovo assieme al burro fuso. Il formaggio è molto utilizzato, e queste sono le forme che si trovano in vendita ovunque; lo mangerai fino alla nausea. Le forme di formaggio al mercato di Kutaisi Qui invece le forme prodotte in montagna, messe a stagionare all’aperto. Formaggio in stagionatura – Kazbegi, Valle di Truso L’altra specialità nazionale sono i Khinkàli, dei ravioloni giganti che contengono carne speziata immersa in un brodino. Le varianti sono con il ripieno di patate o funghi. Davvero molto buoni e super economici. I cibi vengono cucinati con spezie che puoi facilmente trovare al mercato. Spezie in vendita al mercato di Batumi E sempre al mercato abbondandano le bancarelle che vendono la churchkhela che è una barretta di noci rivestita da una specie di caramello fatto con succo d’uva che viene appesa come fosse un salame. Churchkhela appese al mercato di Kutaisi In tutti i paesi che ho visitato negli ultimi anni, c’è sempre stata una bevanda nazionale a fare da sfondo. In Georgia le bevande nazionali sono addirittura due. Una è l’acqua Borjomi dal nome della cittadina dove affiorano le sorgenti. Si tratta di un’acqua effervescente naturale, dal sapore molto salino. Diffusissima e apprezzatissima in tutta la Georgia. La mia bottiglia di acqua Borjomi L’altra invece è una bevanda che pare sia stata scoperta proprio nel Caucaso e che ha fatto il giro del mondo: il vino. Dico nel Caucaso perché proprio qui sono state trovate le tracce più antiche di vinificazione che risalgono a 8 mila anni fa. E il vino in Georgia è una cosa serissima; oltre che nelle enoteche lo troverete anche per strada servito da botti alla spina come questa. Vino alla spina per strada – Tbilisi Infine, la tradizione riguarda anche i liquori; quello più diffuso è la Chacha che viene preparata sia industrialmente che artigianalmente. La preparazione artiginale è di solito più alcolica e arriva a 60°C. A proposito di liquori artiginali, in un villaggio del Caucaso Minore mi è stato offerto un liquore estratto al momento da questo distillatore artigianale piazzato nel giardino di casa, dove come sistema di raffreddamento è stato utilizzato il serbatoio di un camion riempito d’acqua! Il mezzo di trasporto più utilizzato è la marsrutka , cioè un minibus che raggiunge le città e buona parte dei villaggi. Marsrutki pronte per la partenza Le strade sono asfaltate e in buone condizioni, anche quelle che raggiungono le più importanti località di montagna. Da lì in avanti però spesso diventano sterrate e molto esposte senza protezioni. Non oso pensare cosa succeda quando piove! La strada da Mestia ad Usghuli – Svaneti Qui le Marsrutki non arrivano e quindi ci si può spostare solo con costosi taxi. E’ proprio questo il principale problema per chi vuole fare trekking in queste zone: arrivare alla partenza dei sentieri può essere costoso se non riesci a dividere la spesa con altri passeggeri. E per di più non ho visto nessuno che affittasse un motorino, una bici o una macchina per raggiungere in autonomia almeno le zone più facilmente accessibili. Invece il trasporto pubblico ha un prezzo veramente irrisorio; con 10 Lari, poco piu di 3 euro al momento del mio viaggio, fai 5 ore di viaggio in Marsrutka. Esiste poi una linea ferroviaria che collega le principali località, ma io non sono riuscito a prenderla perchè i treni sono pochi e da quello che ho letto anche lenti. Il treno è però sicuramente il mezzo piu sicuro per spostarsi, anche perché i georgiani hanno una guida piuttosto spericolata e non fanno eccezioni gli autisti dei Marsrutki. Inoltre, fuori dalle città, puoi trovarti di colpo in mezzo alla strada mandrie di animali. Anche su strade ad alto scorrimento con conseguenti brusche frenate. Le mandrie di animali sulla strada sono un pericolo A Tbilisi c’è invece la metropolitana, molto comoda ed efficiente. Anche qui il costo è irrisorio; una corsa cost 0.5 lari, circa 16 centesimi di euro. Infine, una curiosità: vi sono tante macchine con la guida a destra anche se in Georgia si viaggia tenendo la destra. Vettura con guida a destra – Batumi Questo perché molte macchine sono di importazione giapponese che di fabbrica vengono prodotte con la guida a destra, per cui averla con la guida a sinistra è un optional che viene fatto pagare in più. Molti pertanto scelgono di risparmiare e comprano la vettura con la guida a destra. Fai click sul video per vedere la mappa del mio itinerario di viaggio in Georgia. Qui sotto invece il dettaglio giorno per giorno del mio viaggio di giugno – luglio 2019. 1 ven Milano – Kutaisi 2 sab Kutaisi 3 dom Kutaisi 4 lun Kutaisi – Mestia 5 mar Mestia 6 mer Mestia 7 giov Mestia – Tiblisi 8 Ven Tbilisi 9 sab Tbilisi 10 dom Tbilisi – Kazbegi 11 lun Kazbegi 12 mar Kazbegi 13 mer Kazbegi – Tbilisi – Akhaltsikhe 14 giov Akhaltsikhe 15 Ven Akhaltsikhe 16 sab Akhaltsikhe 17 dom Akhaltsikhe- Batumi 18 lun Batumi 19 mar Batumi 20 mer Batumi – Kutaisi – Milano Il trailer della Scheggia "Georgia: Scheggia dedl Caucaso" Vagando per il Caucaso Minore Gita al Gergeti glacier Batumi Georgiani
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